A scuola senza merenda.

in questo periodo della mia vita un unicorno sta giocando con la bambina nel corpo di una 40enne che ha sempre voluto credere alle favole e alle fragole.

Dopo tanti corsi di comunicazione ancora non riesco a distaccarmj dalle aspettative mancate come una giocatrice di poker con la sua ultima partita ormai persa per sempre.

Quando mi descriveva mia madre lamentava spesso il mio essere strana, al contrario.

Mia madre mi descriveva con disperazione. Avrebbe voluto una figlia normale. Che amava vestirsi. Truccarsi. Andare a letto a orari normali e svegliarsi al mattino.

Sono sempre stata squilibrata con i dogmi sociali ma ho sempre studiato. Portato a casa buoni voti.

Il mio disturbo alimentare faceva parte dei miei segreti. Lo avevamo tutti in famiglia.

Il cibo ha finito per rovinare tutta la nostra felicità perché non so se siamo mai Stati felici a parte nei momenti in cui mangiavamo.

Oggi non so se odiare o amare il cibo.

Nonostante sia buono come tutti pensano è stato l’elememto scatenante di tanti conflitti e malesseri psicologici.

Per tanti anni ho pensato di poter salvare mia madre ma nel frattempo ci pensava già mio fratello. Mia madre doveva rendere felice mio fratello e se mi sentiva in pericolo gli chiedeva di aiutarmi. In tutto questo circuito folle avevamo un capofamiglia assente per lavoro e presente sempre con la paranoia che fossimo tutti alleati contro di lui.

Un bel casino che solo una pasta al forno formato cinque famiglie poteva risolvere.

Anestesia pura.

Pronto intervento per malati di successo.

Io solo stasera sto realizzando che madre non potrò mai diventarlo perché non ricordo cosa significa essere una bambina in una bambina.

Nella casa abitata da genitori “normali”.

Quello che oggi posso fare é diventare un’amica delle mamme e ricordare loro di non amare sfornando focacce. Non ho nulla contro le ricette delle nonne. Sono gioia e trait d’union di momenti conviviali.

Ma qui, la felicità, mettetecela prima di sedervi a tavola, altrimenti quella torta salata o dolce finirfinirà per diventare la giostra degli umori dei vostri figli candidati all’obesità.

Agli adolescenti direi di disobbedire, di fare x a scuola, di studiare e giocare.

Genitori-Cibo-Figli é un capitolo a cui vorrei partecipare se fossi mamma. Magari ad un Congresso organizzato dalla scuola dove i figli mostrano le proprie abilità artistiche e si rivelano per quello che sono. In una giungla di probabili bullizzati dalla società digitale.