Le canzoni hanno il potere di risvegliare ricordi ma anche di sventolare la bandiera di valori in cui crediamo. Dai ricordi di Facebook ci catapultiamo nelle magie scritte in momenti difficili e ci ritroviamo a raccontare la nostra identità.
In questo articolo vi accompagnò in un post scritto a distanza di un anno con una canzone che mi ha fatto fare il rewind più volte. .
Ho conosciuto Nuccio in un periodo buio della mia vita e con le sue poesie e i suoi racconti abbiamo iniziato a parlare di fuga dagli stereotipi.
Un talento per me nascosto in un attico con vista su Roma. Nei prossimi articoli ve ne parlerò e ho chiesto all’artista di fare anche una passeggiata con libro e chitarra insieme a Bari.
16 luglio 2020
“Oggi non sto molto bene e per vivere il vento della vita mi sono stesa sul letto come se fosse un prato in piena, con auricolari e telomare. Il cielo in una stanza e una canzone.
A me é successo più volte di nascondermi.
Anche davanti alle verità che mi inseguivano per farsi riconoscere.
Per non abbandonare le certezze spesso si preferisce fuggire e disegnare, a proprio piacimento, risposte infantili.
Arriva un giorno però, vestito con smoking e papillon, un giorno che ha tutta l’aria di sembrare un funerale. Tu stai seduto con gli occhiali da sole davanti a un finto mare e all’improvviso quel giorno diventa un matrimonio che ti invita a ballare da sola, mentre senti un irrefrenabile desiderio di indossare le ali.
Su questi social siamo abituati a descrivere i successi, la rabbia, le fragilità.
Io credo che siamo tutti uguali con le nostre giostre di emozioni.
Di sto bene e sto male.
Senza dover trovare qualcuno o qualcosa a cui affidare i nostri voli.
Io auguro a me stessa come a tutti voi di trovare una dimensione in cui nuotare nudi.
Svestiti da ogni forma di insicurezza.
Nuccio Castellino con la sua canzone che fa venir voglia di…”