Punto di vista n. 1: zero vergogna.

La realtà vista con gli occhi della paura assume una velocità diversa.

Una fame diversa.


Ci sono giornate che passano lente con una infinita sensazione di pesantezza inutile nonostante tutto sia risolvibile.


E ti capita di sentire Maria che ha litigato con il capo, Giulia che non sa se convivere con il suo fidanzato, Antonio che non riesce a dire la verità a sua madre.

Ognuno di noi trova in ogni problematica giornaliera un’utile fierezza di infelicità sciolta in un bicchiere d’acqua che con un ti voglio bene e una chiacchierata con l’amico del cuore torna al suo trono stabile con miss ansia che parte per un bel giro sulla ruota panoramica.

Il giorno in cui ho iniziato a vedere meno, pensavo di avere un problema di lenti.


Ho iniziato a pensare al costo che avrei dovuto sopportare in un mese già sfigato per le tante spese mensili.


Una volta chiusa la porta dall’oculista invece il peso dell’insicurezza è diventato zebrato.

Anzi. Maculato.


Dopo una visita accurata mi ha spedita d’urgenza in ospedale per fare un controllo specifico.

Si consiglia urgente visita diabetologica, oct, floriangiografia.

La prenotazione del primo controllo disponibile cadeva il giorno 7 gennaio. Un miracolo in periodo Covid.

Quel giorno mi é stato diagnosticato un edema maculare diabetico con ischemia occhio destro e una a occhio sinistro.

Ischemia?

Ma Come é possibile dottore?

Una malattia che se non curata subito mi avrebbe potuto causare cecità.

Mentre parlava il primario ho visto la famiglia Adams intorno a me.


Il cimitero di New York e l’ombra di tutte le mie paure che mi avvolgevano come se fossi già all’inferno.


Sono scoppiata in lacrime. Anche se a detta delle carte i miei occhi erano già inondati di un liquido che doveva urgentemente essere riassorbito.
I continenti delle mie certezze hanno assunto in quel momento la consistenza degli oceani.

Gli occhi per me sono tutto – pensavo.


Sono i miei dipinti.

La fantasia. Il Cielo. Il volto dei sogni.

Il lavoro.

La verità.

L’amore.

Le persone con cui parlo.

I libri. Il cinema. I miei racconti.

Mi avevano spiegato che il diabete é una malattia pericolosa, che spesso causa trombosi e gravi conseguenze agli organi del corpo umano ma io mi sentivo lontana da questa realtà anni stelle.


Pensavo che fossimo nemici lontani.

La mia glicemia ballerina aveva colpito occhio dx e sx senza avvisare.


“Mi spiace signorina. É molto raro che colpisca i due occhi. La sua situazione é molto grave. Ma faremo il possibile per aiutarla. Intanto iniziamo subito con un ciclo di iniezioni intra vitreali e laser.”


“E dopo questi 12 interventi potrò tornare a vedere? “


“Non possiamo darle delle risposte ora. Noi faremo il possibile per bloccare la regressione della sua vista. Purtroppo il diabete sta attaccando i suoi occhi e dobbiamo bloccarlo subito.”

Il resto della storia ve la racconto nei prossimi articoli.


Intanto però voglio iniziare a dirvi che da questa brutta storia il mio modo di vedere la vita é cambiato.

É stato in quel momento che ho capito quanto tempo avessi perso a rilanciare il dado del tempo per realizzare i miei sogni.


Il blog, il documentario, i viaggi, le verità rimandate, le felicità abbandonate, il desiderio di tentare ancora, di riprovare a perdere pesi, pesi.
Nel mio immaginario il tempo é sempre stato scandito dall’infinito che sarebbe potuto diventare presente presto.


Un presto rimandabile.


Avrei voluto vicino mio fratello e mia madre.
Un tocco di magia.


Ma sono stata fortunata.


Perché in sala d’attesa c’era il mio compagno. Lui che é tanto diverso da me, ma é stato con me.
E a casa mio padre.

Gli amici.

Le telefonate del come stai.

Se hai bisogno chiama. Io ci sono!

I colleghi e i miei responsabili d’ufficio:ce la faremo. Noi ti siamo vicini.

Dopo qualche giorno dal triste riscontro ho ricominciato a prendere in mano tutte le cose che avevo lasciato sospese.


Il blog e il suo progetto da presentare alla Regione Puglia. Il documentario. La canzone scritta a  New York con kecco (Ti voglio bene un milione di ciambelle).

Ma quanto bene ci vogliono le ciambelle?

Avrei voluto affogare tutte le mie paure in un buffet, ma anche quello mi avrebbe portato al buio.

Una prigione.

Il cibo diventa una liberazione quando ti consola ma poi, subito dopo e dopo ancora ti costruisce un castello pieno di fantasmi.


Lui insieme all’ansia, alla rabbia, ai traumi seppelliti.

Con questo articolo io vorrei lanciare un messaggio a tutti.


Istinto e passione.

Quando sentite fatelo.
Prendete il sogno e fatelo figlio.
Lasciate le paure al parco giochi.
Immaginate di essere sempre bambini.
Usate la ragione con i fiori.
Scappate da chi vi giudica.
Perdonate chi non ha saputo amarvi.
Digerire il fatto che anche le persone più importanti possono non capire.

Abbandonare le abitudini dell’amore.
Non tenete la pancia in dentro per paura delle sue curve.
Respirate liberi!
Mandate a fare in culo quando non ne potete  più. Circondatevi di persone positive.
Ascoltate. Parlate.

Lasciate il peso del fallimento in un lago.

Fatelo volare con un aquilone.

Amate e parlate con i fiori.

Se vi diranno che siete pazzi non importa.
Perdonate chi non vi accetta.
Chi vi deride.
Chi dice che sogni troppo.
Che sei troppo ingenuo.
Disprezzate chi non vi ama e vi disprezza.
Chiudete gli occhi e aprite le ali.
Aprite gli occhi per volare.
Io non ho mai smesso di dipingere anche quando tornavo con gli occhi bendati.
Quando ero stanca.
Quando pensavo che mi sentivo sola, nel letto, la buio forzato, ho iniziato a dirmi per la prima volta: ti voglio bene.
Ti voglio bene così tanto che ce la farai.
Andrai nei posti che ti aspettano.
Scriverai il pensiero più sottile.
Da questi giorni, passati di fronte alle parole che non potevo più leggere come prima, ho iniziato a sentire il profumo di tutte le cose che volevo.

E non ho più provato la sensazione della vergogna.