Vanity Fat. Il giro del mondo in 80 kg (da perdere).

L’estate in Puglia è qualcosa di meraviglioso. Una cascata scintillante di emozioni. Ogni destinazione appartiene a quello che i nostri occhi stanno cercando – direte voi- ma è proprio dagli occhi che voglio iniziare questo viaggio di riscoperta.

Arriva un punto di girovita che ti chiede qualcosa di diverso. Qualcosa che possa farti venire voglia di lasciare la tua stanza nonostante sia comoda, calda d’inverno e fresca d’estate. E questo qualcosa è stato per me il viaggio. Un viaggio inteso come incontro di persone e di strade percorribili senza troppi sforzi e affanni.

Mi è capitato più volte di arrivare in posti che mi hanno fatto paura. Provare vergogna di non farcela con i miei 125 kg addosso, insieme alla borsa mare, la borsa frigo e il beauty con le creme solari. Oggi sono arrivata a pesare tre numeri che segnano il peso di 40 anni portati bene ma vissuti male per alcuni versi. In molti tratti.

Il mio picco più alto della bilancia è stato 169kg. Nonostante il 7 sia uno dei miei numeri preferiti. Per fortuna non l’ho mai aggiunto alla lista post 100.

Con questo blog voglio divertirmi e farvi sorridere, non di certo parleremo di viaggi drammatici di un’oversize in cerca di conferme ma uno dei temi principali sarà la bellezza. Quel tocco di vanità sincera che solo madre natura può regalare senza forme di pregiudizio.

Non sono sola. C’è un team che mi supporta. Persone vere che hanno accettato la sfida. E poi c’è Alice con me. Abbondante nei sorrisi e delicata come un pigmento. Alice soffre di body shaming dietro i suoi tanti kg ancora, è timida e ha deciso di seguirmi con videostories, post, mi accompagna ai funerali dei ricordi (di cui vi parlerò a breve). Alice è colei che si vergogna. Purtroppo. Come tante donne e uomini che non hanno ancora superato lo step del che me ne frega. Questa è la seconda sfida per me. La sua libertà. E non solo la sua. Alice rappresenta tutte le donne e uomini che vivono la complessità della comunicazione con il proprio corpo e con l’ambiente esterno. La mia follower guida.

A far da scenario su questa Route 166 vi è la voglia di perdere 80kg viaggiando, lentamente. Raggiungere un nuovo traguardo di noi stesse facendo appoggiare il nostro comfort stay su strada. Come esploratrici pigre portatrici sane di un mondo nascosto che si cela dietro tv al plasma a rivivere storie e film che non si avvereranno mai. Oggi questo lungometraggio abbiamo deciso di girarlo a piedi, con comodità, lentamente. Raccogliamo informazioni da dedicare all’universo di viaggiatori che io chiamo “comfortable” non solo per taglia. Per spirito, per modo di essere e non solo di apparire.

Il periodo in cui siamo catapultati non ci permette di spostarci ancora tra le strade, oltre il nostro comune di domicilio, perché siamo in “zona arancione, rossa, gialla”. Ormai da tempo non abbiamo la possibilità di incontrare gente del posto e luoghi inesplorati ma ci diverte riaccendere i vecchi cellulari e scovare le foto delle vecchie stagioni che ci hanno lasciato il dolce in bocca in quanto ad accessibilità urbana e di reperimento di beni primari come good food per la nostra nuova vita alimentare, per il no Monday del sabato o della domenica, per il nostro shopping tanto temuto in Italia. Soprattutto da chi ci vede entrare nei negozi come se fossimo marziane in cerca di terrestri da mangiare.

Quando ero piccola, ero obesa. Quando ero adolescente ero obesa. E conservo dei ricordi che oggi ho messo a bollire in pentola per la minestra della simpatia, ma un tempo erano cipolle che bruciavano gli occhi. Facevano uscire lacrime segrete e rabbia fumante.

Lanzarote

Per destinazioni comode intendo infatti non solo città e borghi con un’architettura urbana accessibile per assenza di barriere come scalinate e salite da far paura ad un elefante, ma luoghi la cui ospitalità è fatta di servizi accessibili, di tours ed esperienze che facciano sorridere oversize, overage e travellers appartenenti all’universo del “voglio rilassarmi”.

Voglio mangiare sano e lasciare solo qualche momento extra in cui tuffarmi nello stronzissimo mondo dei piatti calorosi ma kilorosi. Nei prossimi post vi racconterò in pillole le missioni dello shopping, quelle che partivano sempre con un intro da rievocazione storica in cui mio padre e mia madre, vestiti con mantelle, elmetti, scudi, entravano nei negozi di abbigliamento per chiedere ai commessi “avete qualcosa per lei”?

Dopo avermi analizzata con occhio lungo e indiscreto, dal bancone alla strada, se la risposta era sì, solo allora, mi armavo di coraggio per entrare nel posto proibito, miracolato da taglie extralarge, per dare voce ad un timido buonasera. La maggior parte delle volte si tornava a casa a buste vuote e un pezzo di focaccia barese, calda, appena sfornata. Per allietare la sconfitta