Abbracci con vista.

Lo ammetto. Il mio amore per il rosa è quasi vergognoso. Sono una donna di 40 anni qualunque, che si doccia davanti ad una tenda con i cagnolini tenderly, con l’entusiasmo di avvolgermi tutta profumata in una vestaglia di spugna 3XL  tempestata da cuori fucsia. Certamente avrei preferito una Jacuzzi formato family ma preferisco non lasciarvi immaginare le acrobazie per rialzarmi! Ma questo è un altro scheletro.

Io poi non l’ho mai capito perché gli scheletri hanno voluto nasconderli nell’armadio. Lo spazio più intimo per gli esseri umani dovrebbe essere il bagno. Voi cosa ne pensate?

 E’ aprile e ancora si parla poco di estate dal mio balcone con vista Bari.

Ancora per poco. Mi dico. A breve partiremo in viaggio con la nostra auto-stima alla ricerca di destinazioni comode da mistery guest non troppo mistery. Intanto parliamone e iniziamo a tirare fuori consigli da viaggi archiviati, con hashtag destinazioni comode, big&beautiful, fuori e dentro di noi.

Uno dei motivi che mi spinge a camminare nel mondo con questo blog è sapere che potrei diventare una vostra compagna di viaggio. Io sono arrivata a pesare la mia pasta integrale dopo anni di inconsapevolezza.

E voi?

Mi ci è voluto qualche macchinario ostrogoto puntato negli occhi per avere una strizza tremenda da far sgonfiare la più grossa delle torte con crema chantilly, fragole, ananas, bignè, meringhe e gocce di cioccolato (fondente).

Ieri ho vissuto una giornata pesante in ospedale. Ma tutto questo tram-tram di ansia pre&post interventi mi danno il coraggio di tuffarmi in questo blog con voi. Post it: uso sempre costumi interi, se volete immaginarmi.

Con una coppa di champagne per me e per voi, vi racconto un breve passo drammatico di questo percorso. Intanto vi servo da bere. Così vi alleggerisco la botta.

Il diabete, lo sappiamo tutti, è una malattia davvero stronza e affamata. Ma credetemi. Fino a quando non ho avuto la paura di perdere totalmente la mia vista, non mi sono mai voluta così bene. Il diabete oggi sta mangiando i miei occhi ma grazie a un team di dottori professionisti stiamo cercando di bloccare il suo viaggio nelle mie pupille, nella mia vita interiore.

Continuate a bere.

Può succedere di soffrire di diabete di tipo 2 e di non avere queste conseguenze estreme. Soprattutto in giovane età. Ma haimè sono stata segnalata da Dio come capace di tutto.

Diagnosi. Edema maculare diabetico con ischemia a occhio destro e sinistro.

Mi chiedo oggi. Sono così buone le torte?

Quanti pasticci ho combinato, tra crisi emotive, ansie ospitate dentro me come se fosse sempre alta stagione, incazzature premurose di una giustizia assente, traumi assecondati e mai risolti, farine bianche come se fossero le mie migliori amiche, zuccheri da portare all’altare, panini imbottiti dalle delusioni.

La paura è quel che mi sta dando la forza per rinunciare alla routine alimentare, perché è da sempre che amo scrivere, dipingere, perdermi nei panorami. Se non ci fossero i nostri occhi cosa saremmo?

A volte dimentichiamo il valore del nostro corpo. Io l’ho fatto per tanto tempo. Predominanti tempeste emotive hanno sempre avuto la comprensione più luccicante. Ma quante volte ci lamentiamo pur avendo la fortuna di avere i nostri organi, arti, in perfetto funzionamento?

Sia magri che tondi. Siamo tutti i giorni esseri perfetti alla ricerca di una imperfezione qualunque.

Rifletto sul valore di questa vita in viaggio, che possiamo colorare con le persone che incontriamo, con i significati che ci lasciano gli eventi e il cibo che mangiamo, con golosità e devozione, dovrebbe diventare il nostro carburante, non l’uscita di sicurezza del nostro stare bene.

Ce lo dicono in tanti. Dottori, genitori, amici, ma come ce lo dicono? E come li ascoltiamo?

La colpa non è di nessuno. Prima di tutto. Ascoltatiamoci. Dietro tutti questi kili in più c’è bisogno di amore. Gioia. Nuove forme di leggerezza. A volte non basta dire te lo avevo detto, fai così, questa è la tua dieta.

Sono qui anche per ricevere le vostre storie. Garantisco privacy e cornetto con nutella virtuale.

Non dobbiamo avere paura di parlarne. Perché quando ci capita di volerci sentire piene, è già successo qualcosa da abbracciare.