Donne e libertà: il doppio volto del costume.

Oggi sono al mare a Torre dell’Orso. In spiaggia ancora vedo casi di libertà annodata. Il tema di oggi non sarà il “fat shaming” anche se dopo un quarto d’ora di sosta sotto l’ombrellone ancora é chiara la risposta di alcune donne, mie amiche di peso, che timidamente cercano di “sventrare” la timidezza prima di entrare in acqua anche se..
Alla gente qui non importa se sei grassa o magra. Se hai la pelle a buccia di mela o di arancia, lo spettacolo del mare é così limpido che non lascia spazio alle critiche soggettive. Mi vien facile però camminare sull’acqua e volare con il mio amico unicorno verso le donne che dall’altra parte del mondo stanno soffrendo sotto un velo pesante. Oggi Kabul è stata liberata dagli americani con l’ultimo volo partito a mezzanotte, gli Usa mettono così fine alla guerra in Afghanistan, la più lunga della storia americana. Ad annunciarlo il capo del comando centrale delle forze armate americane, una ventennale missione iniziata in Afghanistan poco dopo l’11 settembre 2001.
L’esercito dei talebani ha sfoderato mitragliatrici per sparare festeggiamenti. Mentre noi qui continuiamo a provare vergogna per uscire a nudo, con un costume da bagno lecito e privo di significato, altre nostre sorelle, subiscono il peso di un massacro che sottomette le proprie libertà e che soprattutto stanno vivendo inconsapevoli della propria sorte di libertà. Una libertà promessa come da dichiarazioni degli ultimi giorni. Sarà vero?

Mi chiedo per quanto tempo ancora dovremo essere capaci di sopportare l’eredità delle donne. Che distanza c’é tra la libertà di noi donne di tutto il mondo?
Quando é un sistema a spingerti verso una prigione mentale, in un circo di politiche e comportamenti che ostentano una cultura fragile. Se fosse il mare a governare questa distanza affonderebbe ogni repressione ma la risposta naturale delle nostre azioni ancora non é dettata con questo alfabeto. Per la giornata mondiale della solidarietà, questo articolo diventa una sorta di ingresso per salire su questa barca di pensiero, per portare supporto alle donne dell’Afghanistan, un abbraccio virtuale che non ha conseguenze, ma può spingerci almeno per pochi secondi a rispettare noi stesse, il prossimo e chi da lontano non può risponderci.